28 aprile Giornata Internazionale delle Donne nell’ICT
ma…L’ICT NON è UN LAVORO PER DONNE!
E’ un’amara constatazione, ma i numeri ce lo confermano. Uno studio elaborato nel 2021 dalla Direzione Generale del Communications Networks, Content and Technology dell’Unione Europea rivela che esiste ancora un sostanziale divario di genere nelle competenze digitali specialistiche. Solo il 19% degli specialisti ICT e circa un terzo dei laureati in scienze, tecnologia, ingegneria e matematica sono donne.
In italia, poi non ce la caviamo meglio: i laureati maschi nel settore superano le femmine di quasi quattro volte e, nella classifica redatta dalla Commissione Europea, ci piazziamo ad un poco glorioso 25° posto
Eppure, moltissime sono le donne, in Europa e negli Stati Uniti, che hanno fatto scuola e che lavorano nel campo dell’ICT, portando sviluppo ed innovazione in svariati settori della nostra economia.
Da Ada Lovelace Byron, figlia del poeta George Gordon Byron e pioniera dell’informatica, che già nel 1843 elaborò un algoritmo per la macchina analitica, fino ad arrivare al XX secolo, a figure singolari come, Mary Kenneth Keller, una suora e prima donna nella storia degli Stati Uniti ad ottenere un dottorato in informatica, che partecipò allo sviluppo di Basic, un linguaggio di programmazione, alla bellissima Hedy Lamarr, la famosa diva del cinema anni quaranta che, alla sua scintillante carriera di attrice affiancò una fertile attività di ingegneria delle informazioni e sviluppò in gran segreto un sistema di guida a distanza dei siluri, contribuendo alla sconfitta dei nazisti durante la seconda guerra mondiale.
Senza dimenticare figure più recenti come quella di Anita Borg, fondatrice dell’institute for Women and technology, ricercatrice e programmatrice, che fondò nel 1987 Systers, una rete di donne che lavoravano e studiavano nell’ambito della tecnologia con un’alta formazione a livello tecnico. Tale rete consentiva un ricco scambio di consigli ed esperienze nel campo.
Fino ad arrivare ai giorni nostri, con figure femminili sempre più impegnate sui temi dell’ambiente, dell’integrazione e del gender gap nel mondo dell’Informatica: Belinda Parmar, l’imprenditrice britannica alla guida della campagna Little Miss Geek, che mirava a ispirare le donne a seguire carriere orientate alla tecnologia; Juliana Rotich, la professionista dell’IT keniota co-fondatrice di iHub, uno spazio tecnologico collettivo a Nairobi, in Kenya, e di Ushahidi, software open source per la raccolta e la mappatura delle informazioni.
Per quanto in Italia i dati ci dicano che il comparto ICT abbia tratti distintivi fortemente maschili, non siamo comunque da meno. Numerose sono le donne che si distinguono nella sfera dell’Information Technologies, sempre con un occhio attento all’Istruzione, all’innovazione e al progresso delle donne. Figure che arricchiscono il panorama culturale e scientifico del nostro Paese.
Alessandra Sciutti, ricercatrice presso l’Istituto Italiano di Tecnologia, attualmente studia i meccanismi per progettare robot che possano naturalmente collaborare con le persone nello svolgimento delle attività quotidiane. Donatella Sciuto, professoressa di Informatica e Ingegneria al Politecnico di Milano. impegnata nella gestione di progetti di ricerca nell’area delle smart cities e nell’applicazione di nuove tecnologie ICT.
Gianna Martinengo, Founder e Chairman di Didael KTS, azienda di servizi per l’innovazione. Si dedica a progetti con finalità sociali come l’apprendimento umano e il progresso delle donne.
Tiziana Catarci professoressa di Ingegneria e Scienza dell’Informazione presso l’Università La Sapienza di Roma, attiva nella lotta contro le disparità di genere e nella promozione delle discipline STEM tra le studentesse.
Queste sono soltanto alcune delle figure femminili di spicco nella realtà italiana dell’ICT.
A fianco a queste, poi, ci sono tante piccole realtà aziendali, come quella di DPO, in cui la percentuale delle cyber women contraddice il trend della scarsa presenza femminile nel mondo dell’ICT.
A partire dal Consiglio di Amministrazione, composto al 50% da donne, fino ad arrivare all’intera struttura lavorativa, costituita da 13 donne su 19 collaboratori totali, DPO è un’azienda dalla forte connotazione femminile, con ruoli ricoperti da donne in tutte le sfere aziendali, dalla ricerca, all’amministrazione, alla comunicazione, alle risorse umane.
Dpo ha aderito già da molti anni alla Carta delle Pari Opportunità, per la diffusione in azienda di politiche inclusive e libere dal pregiudizio, ed in virtù di questo, favorisce forme di lavoro flessibile che tengano conto delle esigenze di lavoro e di vita familiare e sociale.
Fortunatamente, però, le previsioni per il 2022 sono in una prospettiva di crescita, e accendere i riflettori su queste realtà aziendali e su chi le rende vive e ricche consente di accorciare il gender gap ed è un passo importante verso la piena uguaglianza di genere nel settore.